
I nostri primi 35 anni
Quest’anno A.C.I.T. Piacenza Centro Culturale italo-tedesco compie trentacinque anni, una ricorrenza che cade esattamente il giorno della riunificazione della Germania, avvenuta il 3 ottobre 1990. Posso dire di essere molto orgogliosa della scelta fatta 35 anni fa di costituire qui a Piacenza un’associazione che permettesse di abbattere i preconcetti e i pregiudizi diffusi verso la cultura tedesca, sia dal punto di vista strettamente linguistico sia per la difficoltà a penetrare una mentalità lontana dalla nostra. Oggi vogliamo parlare soprattutto ai giovani”. A dirlo è Milena Tibaldi Montenz, presidente e membro di A.C.I.T. Piacenza Centro Culturale italo-tedesco di Piacenza che sta per festeggiare il suo trentacinquesimo compleanno. In vista di questa ricorrenza abbiamo deciso di intervistarla per parlare delle iniziative promosse, di una passione lunga tutta la vita e di come non sia mai troppo tardi per intraprendere nuove avventure.
Lei è una guida del Centro culturale italo – tedesco: come è nata la sua passione per questa lingua? Come è riuscita a perfezionarsi in un periodo in cui c’erano molte meno opportunità di adesso?
Da una ribellione alle scelte di mio padre per il mio futuro e da una sfida da vincere assolutamente: ai miei tempi il tedesco era considerato una lingua impossibile, convinzione che, in una certa misura, persiste anche oggi. Non si tratta di una lingua neolatina e quindi viene percepita come dura, molto difficile da assimilare. In realtà chi lo conosce sa bene quanto il tedesco sia musicale e ben articolato. La mia conoscenza della lingua e di tutto ciò le sta dietro, ovvero storia, economia, letteratura, consuetudini e tradizioni, comportamenti, si è sviluppata gradualmente attraverso i miei soggiorni in Germania. La decisione di trasferirmi, poco più che diciottenne, in un Paese che ancora soffriva delle conseguenze di una guerra disastrosa si rivelò un’avventura, resa possibile da una borsa di studio che ricevetti dall’università. Come luogo di soggiorno scelsi Amburgo, allora città quasi sconosciuta e lontanissima dall’Italia. Lì frequentai due semestri di germanistica presso l’Università della città, vivendo solo tra tedeschi. Una scelta che mi ha permesso di penetrare solo in parte lo spirito di questo popolo complesso, con le sue contraddizioni, il suo senso di colpa, senso del dovere e dell’obbedienza, ma anche una ben nascosta sensibilità. Non a caso io amo usare il termine cultura tedesca e non Germania, perché credo nel grande valore della prima, mentre sul resto ho messo in atto una sospensione di giudizio. Non ho ancora risolto i miei dubbi e i miei interrogativi riguardo ad eventi storici sui quali pesa l’ombra di un passato mai completamente chiarito e per il quale non trovo una risposta logica. Il Centro Italo-tedesco è stato costituto ufficiosamente nel 1989, ma la presentazione ufficiale alla città c’è stata nel 1990. L’ho voluto io insieme alla professoressa Jacobacci, alla dottoressa Piccoli, al dottor Sisti, al professor Giancarlo Paperi, all’ingegner Curtoni e al dottor Bruno Neri: come me grandi cultori della lingua e della cultura tedesche e desiderosi di farne scoprire la ricchezza. Abbiamo fatto conoscere a Piacenza, città profondamente melomane, l’esistenza di altri generi musicali come il Lied e la ballata, e poi autori e compositori noti solo a un limitato gruppo di studiosi e appassionati. Oggi vogliamo coinvolgere il più possibile i giovani. Sono fiera di aver contribuito a diffondere, con una squadra di collaboratori competenti e appassionati, alcuni aspetti del pensiero che sta dietro lo sviluppo intellettuale e culturale della lingua tedesca. Un percorso che continuo a perseguire e che nel 2005 mi ha portato a ricevere la Croce al Merito, equivalente al Cavalierato, per volontà del Presidente della Repubblica Federale di Germania.
È in programma qualche iniziativa particolare per celebrare il compleanno del Centro?
Più che parlare di un’iniziativa in particolare, ci tengo a dire che abbiamo avviato delle nuove attività molto importanti rivolte soprattutto ai giovani. Mi viene subito in mente “Tutto Kafka”, una grossa rassegna incentrata sul celebre autore tedesco promossa dal nostro istituto. È partita con una mostra alla biblioteca comunale di Piacenza Giana Anguissola, inaugurata lo scorso 3 marzo e chiusa il 20: un’esposizione dei disegni di Nicolas Mahler, bravissimo caricaturista austriaco che a Kafka ha dedicato un libro – intitolato appunto “A tutto Kafka” – , con illustrazioni accompagnate da citazioni tratte dalle opere dello scrittore. Pensando al lavoro di Mahler abbiamo avuto l’idea di organizzare a maggio quattro pomeriggi (6-13-20-27 maggio) di workshop riservati agli studenti del biennio, che, con il supporto del grafico e disegnatore Fabrizio Quartieri, leggeranno e illustreranno alcuni racconti brevi di Kafka. Il risultato di questo lavoro sarà poi pubblicato in formato PDF e presentato al pubblico in un secondo tempo. La rassegna si concluderà in autunno con la restituzione del lavoro dei ragazzi e con la presentazione del libro “Le Meraviglie della vita” di Michael Kumpfmüller (edizioni BEAT, 2024). sull’ultimo periodo di vita e l’ultima passione di Kafka. La presentazione del testo sarà anche arricchita dalla proiezione del film che ne ne è derivato, considerato una delle opere più poetiche degli ultimi tempi. Un altro progetto promosso dal Centro e ancora in corso che mi sta a cuore è “rEsistenze”, rassegna cinematografica di quattro pellicole che hanno come protagoniste figure delle Resistenze italiana e tedesca. Dopo “L’ultima lettera dalla prigione”, mediometraggio di Michael Blume, e “Lettere da Berlino” di Vincent Pérez (proiettate rispettivamente il 12 e il 19 marzo scorsi ), il 26 marzo toccherà a “La donna nella Resistenza”, documentario realizzato per la RAI da Liliana Cavani nel 1965, e il 2 aprile sarà la volta de “I piccoli maestri” di Daniele Luchetti, tratto dal romanzo omonimo di Luigi Meneghello. Le proiezioni sono aperte a tutta la cittadinanza. Voglio anche ricordare che domenica 4 maggio a partire dalle ore 16:00 presso il Teatro di Grazzano Visconti ci sarà un pomeriggio musicale intitolato “ Armonia dei Colli”: musiche e arie d’opera italiane e tedesche verranno interpretate per voci e pianoforte. Sarà sicuramente un momento di festa per il nostro istituto.
Anche quest’anno è stato approvato il progetto “Concittadini”: saranno affrontati nuovi temi, oltre a quelli tradizionali?
Anche quest’anno, insieme ad altri partner, abbiamo partecipato al concorso indetto dall’Assemblea Legislativa Regionale dal titolo “ConCittadini”, del quale lo scorso anno siamo stati tra i vincitori. I temi proposti sono sempre gli stessi: memoria, legalità e diritti. Partendo dal tema della memoria e della storia abbiamo proposto ai partner – Comune di Piacenza, ITC Romagnosi, Scuola Media Calvino, Assessora di Parità, Accademia di Danza Domenichino dI Piacenza, Chez actors, Lions e Leo Club Rivalta Valli Trebbia e Luretta – di lavorare in maniera creativa con gli studenti delle scuole coinvolte. È emerso un percorso assolutamente innovativo sia sul modo di rendere viva e attualizzare la memoria di eventi storici recenti, quali ad esempio il muro di Berlino, con l’analisi attraverso i documenti delle ragioni che hanno portato alla sua costruzione e alla sua inevitabile caduta; sia sulle metodologie di restituzione delle riflessioni scaturite da tali ricerche. Il muro ha fornito lo spunto per esaminare alcuni fondamentali diritti umani e come questi siano stati calpestati e continuino ad esserlo. Come l’illegalità assuma le sembianze della legalità attraverso lo sdoganamento istituzionale di comportamenti deprecabili (ricordiamo i recenti gravissimi episodi in Libano e Palestina). Alla fine di questo percorso dovrebbe uscire una pubblicazione per le scuole, finanziata probabilmente dalla regione, proprio sul «diritto illustrato», ed è questa la novità più significativa e rilevante dal punto di vista educativo: i diritti che i giovani ritengono per loro prioritari verranno spiegati in maniera semplice anche attraverso illustrazioni, e saranno i più grandi a spiegarli ai più piccoli.
Ha iniziato anche a studiare il turco ed è coinvolta in traduzione e doppiaggio di alcune serie tv turche. Come si è sviluppata questa collaborazione e qual è il suo ruolo specifico?
Mi dedico, come hobby a tempo perso, a traduzioni dal turco in italiano: si tratta di sottotitoli per alcune serie televisive turche che verranno poi trasmesse qui in Italia su canali Telegram. Parlando con un gruppo di ragazze che effettuavano traduzioni di sottotitoli ho espresso un giudizio positivo sul loro modo di tradurre, veramente molto corretto rispetto ad altri tipi di traduzioni che incontro. Loro mi hanno chiesto se fossi esperta di traduzioni e io ho risposto che una delle mie attività principali, oltre a quella dell’insegnamento e della formazione, è stata quella di traduttrice e interprete. Dietro loro richiesta ho quindi accettato di ‘dare una mano’ in base ai tempi e agli impegni che ho. E lo faccio molto molto volentieri, le collaborazioni positive aprono sempre nuovi orizzonti, sono un arricchimento.
Ma come si è avvicinata al turco? Cosa l’ha affascinata di questa lingua?
Devo dire che per me la lingua turca è stata una scoperta quasi casuale: avevo letto una poesia di Cemal Süreya e la traduzione non mi era piaciuta, così ho deciso di approfondire. E’ una lingua difficilissima ma nello stesso tempo estremamente affascinante, attribuita alla famiglia linguistica uralo-altaica. Simile nell’armonia vocalica, e quindi nei suoni, al farsi e un po’ all’arabo, è agglutinante e la sua struttura non ha nulla in comune con la nostra. È stata una nuova sfida e a me le sfide piacciono.
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